Holy EYE

CERTIFIED

Da dove nasce la passione per la fotografia e perchรฉ?
Seppure una certa predisposizione per le immagini credo di averla sviluppata fin dallโ€™infanzia, una tappa importante del mio percorso artistico รจ iniziata circa dieci anni fa dallo studio del collage. Trovavo molto divertente tagliare sagome di carta colorata, incollarle su un supporto, tela o tavola, per comporre una figura, quasi sempre soggetto erotico, come fosse un puzzle. Successivamente in parte la curiositร , in parte la necessitร  di ampliare le prospettive o raggiungere una maggiore precisione con un minore spreco di mezzi, mi hanno spinto inevitabilmente ad avventurarmi nel mondo della fotografia digitale scoprendo le sue sconfinate possibilitร . Conservando la stessa tecnica del โ€œtaglia-incollaโ€, con il fotoritocco digitale ho raggiunto un impatto visivo di gran lunga superiore.

Dalle tue composizioni si evince una predilezione per soggetti inquietanti (o resi tali mediante elaborazione elettronica). Spiega il motivo delle tue scelte.
Sono un grande amante dellโ€™animazione dei paesi ex-sovietici, capolavori assoluti di stop motion dalle ambientazioni surreali-oscure, che hanno ispirato successivamente autori geniali come Brothers Quay o Tim Burton e che a mio avviso ritrovo, seppur con un tono leggermente diverso, nei film e nella pittura di David Lynch. Vivendo in una civiltร  sempre piรน stupidamente ottimista, sempre meno abituata a vedere il brutto, non รจ raro che il mio lavoro faccia uno strano effetto sulle persone. In ogni epoca ci sono stati canoni di bellezza da rispettare e in quella odierna regna un esagerato perfezionismo, dove esempi di uomini e donne che compaiono in tv, su internet o sulle pagine delle riviste, sembrano esseri disumani perfettamente proporzionati, del tutto esenti dai segni del tempo. Se solitamente la fotografia digitale, in tutti i suoi settori, ha consentito passi da giganti e viene sfruttata per meglio rappresentare questo superficiale immaginario perfezionista, io ho sentito il bisogno di riflettere su quegli aspetti sepolti dellโ€™essere umano, rivelando quello che di piรน naturale possiede: i suoi umori, le sue contraddizioni, la sua fragilitร  , la sua morte. Oltretutto credo che il bene e il male si trovino dove tentiamo di sfuggirli. Avere il coraggio di guardare le nostre inquietudini, i mostri che popolano i nostri incubi o quello che non vogliamo essere, significa imparare a conoscerli, illuminare lโ€™oscuritร  per smettere di temerla. Questo significa anche ampliare il concetto di bello, riuscirlo a trovare laddove si creda estinto, osservando con curiosa ammirazione una piaga o una ruga, cioรจ lโ€™effetto dell'eterno divenire, di nascere e morire nel medesimo istante.

Ho avuto modo di notare che spazi anche nel campo dell'audiovisivo. Hai infatti realizzato diversi cortometraggi con la particolare tecnica dello stop motion. Parlaci delle tue opere.

Si potrebbe parlare di tecnica dello stop motion, sia per quanto riguarda la ripresa fotografica del movimento, sia per la frequenza dei fotogrammi per secondo (e quindi il suo tipico movimento leggermente scattante). Dal momento in cui costruisco con Photoshop fotogramma dopo fotogramma lโ€™intera sequenza del film, con tempi di lavorazione esageratamente lunghi, potrei anche, da un certo punto di vista, paragonare questo metodo alle tradizionali tecniche di animazione disegnate a mano. Se lavorassi su immagini modellate mediante software di animazione 3d, non avrebbe lo stesso senso e non risulterebbe cosรฌ fortunatamente imperfetto. Pur sfruttando i vantaggi della tecnologia, preferisco conservare una certa manualitร .

Cosa ne pensi dell'attuale situazione artistica nella nostra regione, l'Abruzzo?
A parte gli ultimi fatti di cronaca, non occorre ricordarci della solita indifferenza riservata alla nostra regione sia da parte di tutta Italia (fino a qualche mese fa in molti ignoravano la collocazione geografica del nostro capoluogo!) e sia dal mondo intero. Nonostante ciรฒ, per quanto riguarda il panorama artistico, non posso negare lโ€™importanza e lโ€™impegno esercitato da alcuni addetti ai lavori. Purtroppo, tutto questo รจ un eroico sforzo non sufficiente a sensibilizzare e a consentire uno sviluppo culturale di molti abitanti e istituzioni abruzzesi. Personalmente ho scelto di viverci perchรฉ mi permette di lavorare in tranquillitร  senza troppi stress.

Con l'avvento delle nuove video reflex in alta risoluzione si rischia l'annullamento delle distinzioni fra operatore video e fotografo. Cosa ne pensi?
Dal punto di vista concettuale lโ€™ambiguitร  tra fotografia e video non credo si possa considerare una novitร . Degli esempi significativi potrebbero esserci forniti dallโ€™opera di Bill Viola basata su video istallazioni apparentemente immobili; dallโ€™uso delle immagini fotografiche che si susseguono lentamente con cui Chris Maker realizza un film; per non parlare dei colossali light box di Jeff Walls il quale per raggiungere la massima dinamicitร  nella fotografia, si avvale letteralmente delle tecniche di ripresa cinematografica. Francamente, non avendo ancora avuto lโ€™occasione di sperimentare nessuna di queste nuove fotocamere in grado di realizzare video ad alta definizione, mi astengo dal fare alcuna valutazione. Ovviamente, non posso negare di sentirmi un pochino sfiduciato guardandomi intorno, osservando la legge del mercato dellโ€™usa e getta, di prodotti che ininterrottamente esordiscono con clamore e poi crollano svalutandosi pesantemente nel giro di pochi mesi, in un contesto generale disorientante.

Competenza tecnica o creativitร ?
Sono del parere che la creativitร  รจ l'espressione della personalitร  di un individuo, e dal momento in cui questa puรฒ stravolgersi da epoca ad epoca, da cultura a cultura, da persona a persona, trovo assurdo tentare di stabilirne un valore universale. Trovo altrettanto banale, lโ€™esibizionismo tecnico da parte di alcuni operatori, sempre pronti a mostrare i propri muscoli e (visto i costi esagerati degli strumenti adoperati) il loro portafoglio. Come della tecnica non te ne fai nulla se non sai come sfruttarla, nemmeno le idee servono a qualcosa se poi, per superficialitร  o per incapacitร , non ci si sforza minimamente di sporcasi le mani. Preferisco la sana umiltร  di chi si sa arrangiare.

A cosa lavori attualmente e dove possiamo seguirti prossimamente?
Attualmente ho sotto i ferri svariati progetti sia video che fotografici. Per facile associazione raggruppo tutto questo lavoro sotto il titolo di Anthropomorphos, nome tratto dallโ€™omonimo cortometraggio concluso pochi mesi fa, il quale per la realizzazione mi ha impegnato quasi un anno. Sarร  presente ad alcuni Festival in giro per lโ€™Europa. Per ogni informazione รจ possibile visionare i miei lavori e contattarmi su www.alessandrovitali.com

di Eclipse.154

Il rigore dello sguardo che caratterizza numerosi autori della storia del cinema ci consente di parlare di โ€œcinema della crudeltร โ€, inteso, secondo Artaud, come โ€œestrema luciditร  dello sguardo e rigido controllo e sottomissione alla necessitร โ€. Esponenti illustri (ne citiamo brevemente solo alcuni per ovvi motivi) che possiamo inscrivere in questโ€™area sono: Erich Von Stroheim, Carl Theodor Dreyer, Luis Buรฑuel (per approfondimenti si veda Re-volver n.03 pag.12, La visionaria ferocia di Luis Buรฑuel), Robert Bresson, Marco Ferreri, Roman Polanski, David Lynch, Michael Haneke.
Erich Von Stroheim nel 1908 tenta la fortuna negli USA e, nel 1915 diviene assistente di Griffith per Intolerance. Da qui ha inizio la tormentata carriera del grande regista-attore, che grazie a Femmine folli conosce lโ€™immediato successo e a Greed (una delle vette del muto e uno dei piรน grandi capolavori della storia del cinema) lo scandalo. Il cineasta austriaco infatti disprezza ferocemente il cinema hollywoodiano, definendolo โ€œfabbricante di salsicceโ€. Non tollera limitazioni di budget ed รจ in costante conflitto con i suoi produttori, che puntualmente censurano le sue opere perchรฉ troppo scabrose. In Femmine folli (1921) Stroheim narra una vicenda di adulterio mediante un melodramma a forti tinte. A Montecarlo (interamente ricostruita ad Hollywood) un falso conte russo sfrutta le sue due false sorelle e una cameriera, seduce la moglie di un ambasciatore americano e violenta la figlia ritardata di un falsario, il quale si vendicherร  uccidendolo e gettando il suo cadavere in una fogna. โ€œL'autenticitร , per Stroheim, รจ il momento in cui il bluff viene visto, in cui il cinema, aggirando la realtร , scopre il volto nascosto dei personaggi...โ€ (F. Savio). L'imperativo รจ etico: vedere chiaro e sino in fondo in sรฉ e negli altri, scoprendovi le piรน segrete pulsioni di vita e di morte. Ma รจ con Greed (1924) che il regista porta alle estreme conseguenze il suo bisogno di veritร . Mai nessuno รจ stato in grado di dare una rappresentazione tanto vivida dellโ€™avarizia. Lโ€™opera narra le vicende di un impiegato che tenta di aprire uno studio dentistico, conosce la fidanzata di un suo amico, tenta invano di violentarla, gliela sottrae e la sposa. La donna vince una grossa somma in denaro e diviene sempre piรน avara. Lโ€™uomo, dopo aver perso la sua attivitร  la uccide e fugge col denaro nella Valle della Morte dove morirร  con il suo ex-amico.
Carl Theodor Dreyer debutta nella regia nel 1919, dando vita ad una carriera che durerร  fino agli anni โ€™60. Dreyer, nel corso degli anni, mette a punto la sua tematica di fondo: la denuncia del fanatismo e dellโ€™intolleranza. Arriva cosรฌ il suo capolavoro, La passione di Giovanna dโ€™Arco (1928), narrante le note vicende accadute alla giovane martire. Mediante un costante utilizzo di primi piani Dreyer fa un film profondamente antinaturalistico, stilizzato e dal gran ritmo, dalla recitazione moderna e da un estremo rigore compositivo. Grazie a questi fattori le tre unitร  aristoteliche sono frantumate e lโ€™azione si catapulta in una dimensione infinita che consente allo spettatore di vivere il conflitto spirituale e la tortura fisica della donna.
Robert Bresson, dopo un anno e mezzo di prigionia, debutta con La conversa di Belford (1943), ma รจ con Il diario di un curato di campagna (1950) che il cineasta firma il suo capolavoro. Si narrano qui le vicende di un giovane parroco di un piccolo paesino francese, accolto male dai cittadini ed incapace di imporsi. รˆ praticamente un film muto con sottotitoli commentati, che sviluppano un profondo realismo della vita interiore del protagonista. Lโ€™austeritร  e la sobrietร  della regia lo rendono un film irraggiungibile. Con Lโ€™argent, infine, Bresson chiude la sua carriera e fa un film basato sulla predestinazione e la casualitร . รˆ un Bresson desolato, secondo il quale il mondo รจ dominato dalla presenza metafisica del Male, che conduce gli uomini in una voragine di eventi negativi. Nel film infatti, un orgoglioso operaio viene accusato ingiustamente di spacciare banconote false e in seguito ad una concatenazione di eventi diviene un pluriomicida, fino al momento della redenzione. Bresson filma il suo personaggio riducendo al minimo la parte superiore del corpo e mostrandone le mani, le gambe, i piedi, gli oggetti che vede e tocca. Rimane la densitร  dell'itinerario di un'anima verso il suo destino, raccontata da un cineasta mediante una recitazione quasi assente ed un occhio gelido e incredibilmente lucido.
Dopo aver lavorato in Spagna nella commedia grottesca, Marco Ferreri sposta la sua attenzione verso la Francia e, negli anni โ€™60 sviluppa nelle sue opere dimensioni allegoriche che lo accostano in qualche modo allo stile di Buรฑuel. Gli anni โ€™70 rappresentano per lui gli anni della consacrazione, grazie ad opere quali Dillinger รจ morto (1969) e La grande abbuffata (1974). Dillinger รจ morto รจ forse il piรน grande film di Ferreri, che mette in scena un notturno happening sulla nevrosi e l'orrore del quotidiano. Un ingegnere, infatti, torna a casa dal lavoro e mentre sua moglie dorme si prepara una ricca cenetta, pulisce una vecchia pistola, adesca la sua cameriera, uccide la sua consorte e fugge via in barca. Lโ€™astrattismo della rappresentazione non ostacola la forte concretezza che permea lโ€™intera opera. Mediante questo apparente esercizio di stile Ferreri mette in scena la noia del quotidiano e lโ€™alienazione dellโ€™essere umano in modo davvero sconvolgente.
Il piรน grande successo internazionale per Ferreri arriva perรฒ cinque anni dopo, con La grande abbuffata. Quattro amici si riuniscono in una villa per trascorrere un weekend allโ€™insegna del cibo e del sesso, che si trasformerร  in un vero e proprio hara-kiri gastronomico. Ferreri qui analizza il rapporto cibo-erotismo-morte mediante un apologo iperrealista, una favola fantastica, un pamphlet satirico misto a humour nero, disperazione e irriverenza. La sua forza risiede nella calma luciditร  dello sguardo, e nell'onestร  di un linguaggio che Ferreri conserva sempre.
Doveroso ricordare Roman Polanski, autore polacco che nello stesso anno de La grande abbuffata gira ad Hollywood (prima di abbandonare lโ€™America per unโ€™accusa di stupro) Chinatown (1974), il suo film piรน politico. Profondamente chandleriano รจ un grande apologo sul capitale e sulla sua feroce onnipotenza. Rispettando con puntuale rigore la struttura classica del noir anni โ€™40, Polanski narra le indagini di un investigatore in seguito ad un delitto frutto di un caso di corruzione politica. Da qui la visione polanskiana secondo la quale il mondo รจ dominato dalla presenza diabolica, ossessiva e ambigua del male, a cui non รจ possibile sfuggire. Il potere genera corruzione e violenza ed รจ il vero protagonista del film.
Dodici anni dopo รจ David Lynch il fenomeno registico del momento, autore divenuto popolarissimo grazie a film che mettono in luce il suo morboso talento. Basti citare Velluto blu (1986), un intrigo poliziesco classico che fa da filo conduttore ad una fenomenale parabola infernale in cui, come sempre per Lynch, Bene e Male si confondono. Qui un ragazzo apre una porta proibita e si trova proiettato in un mondo fatto di droga, violenza, sadomasochismo e depravazione. Un film torbido e allucinato, che si fonda su quelle che Angelo Moscariello definisceโ€œperturbazioni semanticheโ€ (Colpi di cinema, DinoAudino Editore, Roma, 2006) mediante le quali Lynch mostra la perversione che si cela sotto la superficie dellโ€™America odierna.
Lโ€™ultimo cineasta (non meno importante) che ci sentiamo di citare e Michael Haneke, regista austriaco noto a tutti per il suo pessimismo nei confronti di una civiltร  alla quale non concede sconti.
In Storie, Racconto incompleto di diversi viaggi, si narra una mezza dozzina di storie e si parlano quattro lingue diverse. I temi dellโ€™opera sono quanto mai attuali: incomunicabilitร , confusione delle lingue, immigrazione, xenofobia, alienazione urbana, freddezza e indifferenza della societร  dei consumi, deriva sociale e violenza. Mediante il suo caratteristico sguardo freddo e distaccato giร  visto in 71 frammenti di una cronologia del caso (vedi recensione alle pagine seguenti) Haneke racconta le sue storie con estremo realismo e luciditร .
Lโ€™anno dopo รจ la volta de La pianista (2001), in cui unโ€™austera insegnante di piano รจ affetta da nevrosi e masochismo; vive con la sua anziana e possessiva madre e sfoga la sua sessualitร  repressa nel voyeurismo. Instaura una malsana relazione con un suo allievo, basata sulla sottomissione sessuale, ma fallisce impietosamente. La vicenda diviene metafora ed Haneke attacca duramente la societร  austriaca con unโ€™analisi sarcastica ed esasperata, resa perfettamente grazie anche allโ€™interpretazione straordinaria di Isabelle Huppert, che rivedremo due anni dopo in Il tempo dei lupi (2003). Nel film una ricca famiglia si reca nella casa di campagna per trascorrere qualche giorno e la trova occupata da profughi aggressivi ed affamati. Il capofamiglia muore e la moglie e i suoi due figli si ritrovano a vagabondare senza nessun bene di conforto in una terra desolata e piena di gente nelle loro stesse condizioni. Haneke, con la freddezza di un entomologo, non da risposte, si limita a mostrare le conseguenze della lotta per la sopravvivenza: uomini regrediti a bestie che hanno perso la propria umanitร . โ€œ... Questo viaggio ai limiti dell'orrore รจ quello di una perdita di sรฉ.โ€ (Jean-Luc Douin)


Pensi che il Cinema sia lโ€™Arte piรน elevata ed efficace. Spiega il motivo del tuo pensiero.
Mediante lโ€™occhio della macchina da presa possiamo vedere quello che spesso, nella vita quotidiana, non riusciamo a percepire, o che non abbiamo mai avuto modo di vedere. Il cinema insegna a vedere il reale, รจ uno sguardo nuovo su realtร  spesso inosservate. Il miracolo del cinema consiste proprio nel fornire quel  โ€˜qualcosa in piรนโ€™ che nessun altra arte puรฒ dare: il cinema non riproduce la realtร  (come la fotografia), ma la produce. Attraverso lโ€™inquadratura svela, sottoforma di esperienza vissuta, le forme esistenti nel reale. รˆ, si, un insieme di fotografie in movimento, ma con annesse lo sguardo e la coscienza del regista e dello spettatore, fruitore dellโ€™immagine. Il cinema genera cosรฌ un processo dโ€™identificazione impossibile alle altre arti. Il cinema rende vivo quel qualcosa che in nessun modo puรฒ essere fotografato, dipinto, scolpito: un qualcosa dโ€™invisibile e abitante nellโ€™animo dello spettatore.  Lโ€™immagine filmica possiede sempre un qualcosa dโ€™intangibile che va a stabilirsi nellโ€™animo di chi vede, inducendo lโ€™interazione, non la passivitร . Guardare lo sguardo, dunque. Inoltre, il cinema ha infranto la cornice dellโ€™immobilitร  ottica. Un pittore puรฒ dipingere un volto arrossato, o un volto pallido. Egli non puรฒ dipingere un viso che da pallido improvvisamente arrossisce, a lui รจ precluso questo processo.

So che la tua passione originaria รจ la fotografia. Come sei approdato al cinema?
Potrei risponderti come sopra. Il processo รจ stato molto naturale. Amo molto la fotografia intesa come gioco soggettivo, come esperimento sul punto di vista. Ma quando fotografo il mio potere รจ limitato, nel cinema no: mediante lo sguardo filmico tutto รจ possibile e nulla mi รจ precluso. Entrare in sintonia con lo spettatore, per comunicargli il mio pensiero, la mia poetica, รจ possibile in maniera totale solo mediante il cinema.

Nel 2008 hai girato un cortometraggio dal titolo Chrysanthemum. Di cosa si tratta? Comโ€™รจ nata lโ€™idea? Qual รจ il linguaggio filmico che hai deciso di usare e per quale motivo?
Lโ€™obiettivo dellโ€™opera รจ quello di analizzare il rapporto che lโ€™essere umano ha con la propria emotivitร , e come questa influisce sulle sue azioni. Il concept รจ nato agli inizi del 2008. Ho sempre creduto che osservare le persone, la loro vita e le loro azioni sia fondamentale per la creazione delle idee. Per quanto mi riguarda il film รจ sempre figlio di unโ€™acuta osservazione e reinterpretazione del reale. Mi affascinava molto lโ€™idea di rappresentare la realtร  emotiva di noi esseri umani, la sua irrazionalitร . Trattandosi di un argomento molto complesso ho impiegato circa un anno per la stesura della sceneggiatura, cinque giorni per le riprese e tre mesi per la post-produzione, ma il risultato finale รจ stato soddisfacente. Per quanto riguarda il linguaggio stilistico ho avuto da subito la necessitร  di rappresentare la stasi del personaggio mediante lโ€™uso della camera fissa. La narrazione, sin dallโ€™inizio, prende subito una piega allegorica. La semantica di oggetti apparentemente insignificanti, che si ripetono nel corso della visione, va a costituire una parte imprescindibile della struttura narrativa. Anche lโ€™uso del colore รจ determinante: diverso per ogni sequenza, come quello del montaggio. Alle sequenze in cui le azioni sono poche (o assenti) corrisponde sempre unโ€™inquadratura fissa, un colore freddo e un montaggio quasi impercettibile. Scelte opposte si riferiscono a momenti dinamici, in cui lo stile deve per forza di cose riflettersi nelle vicende narrate e divenire forma espressiva. La ripetizione dโ€™inquadrature giร  viste spinge lo spettatore attento a chiedersi se si tratta di impressionismo soggettivistico (della protagonista? dellโ€™autore? dello spettatore?) o di โ€œvisione oggettivaโ€  collimante con la realtร  soggettiva della protagonista. La riflessione sulle vicende umane diviene cosรฌ riflessione sullโ€™immagine filmica e sullโ€™arte cinematografica, sulle possibilitร  e potenzialitร  del punto di vista della telecamera, che al suo variare, genera da sempre grandi potenzialitร .

Oltre a Chrysanthemum hai girato in co-regia con il regista Mauro John Capece il cortometraggio Les nouvรจlles frontiรจres de la sexualitรฉ. Per quale motivo รจ in francese?
Il progetto Les nouvรจlles frontiรจres de la sexualitรจ nasce dallโ€™attenzione che da sempre io e il mio collega e amico Mauro John Capece nutriamo per le vicende umane. Il tema della vita di coppia รจ da sempre affascinante, con le sue dinamiche e problematiche. Fare un film sullโ€™amore rimanendo aderenti alla realtร  e non sconfinando nel romanticismo smielato non รจ cosa facile. In questโ€™opera abbiamo deciso di concentrarci sulla vita sessuale di una giovane coppia di sposi nella civiltร  del consumismo. Le statistiche dicono che il 40% delle coppie hanno gravi problemi sessuali: da qui nasce il soggetto. Il film non รจ legato a una nazionalitร  particolare, poichรฉ tratta problematiche globali. Abbiamo tuttavia deciso di ambientarlo in Francia, che da sempre รจ considerata la patria dellโ€™amore, con la sua Parigi e i suoi amori da cartolina. Per lโ€™impietร  e la freddezza dello sguardo credo si tratti di un film scomodo e molto interessante.

So che recentemente si รจ chiusa la lavorazione di un altro cortometraggio, Letteratura contemporanea, per la regia dello scrittore abruzzese Luca Torzolini. Tu sei stato lโ€™autore della fotografia: raccontaci questa esperienza.
Devo dire che Letteratura contemporanea รจ stato un progetto molto interessante. Abbiamo dovuto fronteggiare diverse difficoltร  produttive e non. Il budget ridotto di cui la produzione disponeva ci ha costretto a girare interamente fra Marche e Abruzzo, scelta della quale non ci siamo pentiti, grazie alla grande disponibilitร  e cordialitร  degli abitanti dei vari luoghi. Il soggetto del cortometraggio analizza in modo critico la letteratura contemporanea, ponendo lโ€™attenzione su tutti i meccanismi narrativi in voga, le mode e gli iter dello scrittore dโ€™oggi. La pochezza linguistica degli scrittori odierni si evince chiaramente da questโ€™opera, come anche il taglio politically incorrect dellโ€™autore. So che il film ha accompagnato Luca Torzolini a numerosi reading letterari, e che gli spettatori lo hanno notevolmente apprezzato. Sono molto contento di questo: vuol dire che il pubblico ha recepito il messaggio e che gli sforzi necessari alla realizzazione non sono stati vani.

Intervista a Claudio Romano 1Per Chrysanthemum hai pensato a uno stile allegorico, pieno di simboli e dalla difficile fruizione, mentre Les nouvรจlles frontiรจres de la sexualitรฉ ha un taglio quasi mockumentaristico (documentario di finzione). Stai sperimentando vari filoni narrativi o si tratta semplicemente di adattare lo stile al tema da trattare?
Lo stile รจ sempre figlio del contenuto. Per ogni tema trattato, per ogni vicenda, bisogna valutare bene quale codice visivo applicare. Il linguaggio cinematografico รจ costituito da un โ€œvocabolarioโ€ vastissimo, senza confini. Ma bisogna tener sempre presenti le regole. Lo sguardo con il quale osservo deve essere in sintonia con il prodotto filmico che poi mostro. Per Chrysanthemum ho utilizzato il linguaggio formale piรน idoneo secondo il mio punto di vista: concepirlo in maniera differente forse avrebbe dato vita ad unโ€™opera meno efficace. รˆ stato un lavoro complesso, perchรฉ dovevo tener presente contemporaneamente vari aspetti: il tempo diegetico, il tempo del discorso, le azioni, le diverse atmosfere e i diversi messaggi. Per Les nouvรจlles frontiรจres de la sexualitรฉ, invece, il discorso รจ totalmente differente. Lโ€™idea era di mostrare una determinata situazione di stasi e di presentarla nel miglior modo possibile. Ci siamo concentrati sullโ€™indugio: riprendere lentamente la lentezza รจ stato a mio avviso un procedimento stilistico molto interessante.

Quali sono i tuoi punti di riferimento nellโ€™arte della fotografia?
Sono molti i maestri che hanno dato un contributo essenziale. Ad esempio Henri Cartier-Bresson, ritenuto il piรน grande fotografo del suo secolo, ha inventato uno stile tutto suo, basato su simboli e tratti grafici; Henry Peach Robinson, il quale poco piรน che ventenne anticipรฒ di 150 anni il montaggio digitale, creando complesse immagini, frutto dโ€™interessanti combinazioni; Man Ray, uno dei piรน grandi innovatori nel campo della sperimentazione (scattava foto anche senza macchina fotografica!); Eugene Atget, che con i suoi scatti anticipรฒ il surrealismo; Joel Meyerowitz e il suo impietoso sguardo sullโ€™America; Alfred Steiglitz, che contribuรฌ non poco allo sviluppo della fotografia come arte meditativa; Robert Frank, grande foto-reporter della vita quotidiana americana; Andre Kertesz, grande maestro nella composizione delle immagini; Robert Mapplethorpe, che per eseguire uno scatto impiegava due giorni; Richard Avedon, il piรน grande ritrattista di tutti i tempi. Potrei andare avanti ancora per moltoโ€ฆ

Quali nellโ€™ambito cinematografico?
La perfezione formale di Tsai Ming-Liang; la poesia visiva di Kim Ki-duk; la capacitร  di cogliere lโ€™interioritร  di Michelangelo Antonioni; la stasi e la mimica di Robert Bresson; lโ€™onirismo e lโ€™irrazionale di David Lynch; i dialoghi di John  Cassavetes; la grande micro-fisionomia di Clint Eastwood; la ferocia e il surrealismo di Luis Buรฑuel; le decine di punti di vista di Quentin Tarantino; il genio disarmante di Stanley Kublick; la visionarietร  di Takashi Miike; i primi piani di Ingmar Bergman; il lirismo di Franรงois Truffaut; la non-narrazione di Krzysztof Kieslowski; la vita intera di Edgar Reisz, spesa per il suo Heimat; il cervello di Claude Chabrol; lโ€™irriverenza di Jean-Luc Godard. Anche qui potrei andare avanti ancora per moltoโ€ฆ 

Che progetti hai per il futuro?
Sto lavorando alla pre-produzione del mio primo lungometraggio, Annabelle; per ora sono impegnato della stesura della sceneggiatura e nellโ€™analisi delle possibilitร  distributive, attivitร  che assorbiranno le mie energie per almeno un anno. Inoltre in cantiere ci sono altri due cortometraggi, che vorrei realizzare entro il 2009. Purtroppo perรฒ, devo dire che dopo le terribili vicende che hanno coinvolto noi abruzzesi, il mio progetto principale รจ di tornare presto allโ€™Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dellโ€™Immagine de Lโ€™Aquila, presso la quale studio. Purtroppo, i danni che il terremoto le ha inferto sono notevolissimi. Mi auguro che possa essere ricostruita e riattivata molto presto.

di Eclipse.154


Mulholland driveMulholland Drive รจ sinonimo di insonnia. Naturalmente non vi presento un horror: qui parliamo di David Lynch e del suo capolavoro. Unโ€™opera quasi impossibile da interpretare in maniera attendibile. Dopo una prima visione del film si รจ turbati, confusi, travolti dal finale apparentemente sconnesso, capace di cancellare tutte le certezze che abbiamo accumulato pian piano. Le vicende costituiscono il sogno della protagonista Diane Selwyn (Naomi Watts), che proietta totalmente i suoi desideri, le sue paure e le sue angosce in Betty Elms, il suo alter ego onirico. Betty รจ una giovane e promettente attrice che, arrivata nella splendida Los Angeles, sogna di sfondare nel mondo del cinema. Alloggia a casa della zia, ma non รจ sola. In casa, infatti, si nasconde Rita, una donna che ha subito un terrificante incidente la sera prima lungo la Mulholland Drive, e che, a causa del trauma, non ricorda nemmeno il suo nome. Betty decide di aiutarla per fare luce sulla sua identitร . Banale? Aspettate di arrivare allโ€™epilogo! Con la comparsa di sempre nuovi personaggi, la trama si infittisce e la mente dello spettatore viene stuprata da una raffica di colpi di scena. Capolavoro da vedere tassativamente! E non dimenticate gli ansiolitici!

di Luca Torzolini


Il ladro di orchiedeeIl nome Charlie Kaufman vi dice qualcosa?
Se David Lynch proietta il suo mondo allucinato al di fuori della sua enigmatica testa, Kaufman cerca, al contrario, di trascinare il pubblico allโ€™interno della propria. Cโ€™รจ chi, vedendo Essere John malkovich, avrร  ben pensato che la fantasia del grande sceneggiatore non potesse concretizzare, nelle immagini di un film, nulla di piรน delirante.
โ€œChiโ€ si sbagliava.
Infatti nel 2002, tre anni dopo il successo che lo rese famoso al pubblico, ecco che Charlie si ripresenta con una sceneggiatura che prevede lui stesso protagonista del film.
La nascita della trama รจ stata molto particolare.
Kaufman avrebbe dovuto scrivere un copione basato sul romanzo diSusan Orlean Il ladro di orchidee, ma durante quest'operazione si รจ ritrovato piรน volte in crisi, al punto che la sceneggiatura si รจ pian piano trasformata in un film biografico: due sceneggiatori, fratelli gemelli, Charlie e Donald, sono alle prese proprio con l'adattamento del romanzo in questione, Il ladro di orchidee.
Flusso di coscienza in voce off e destrutturazione totale dei classici schemi cinematografici propongono al pubblico un film alto di contenuti e innovazioni. Tramite la tecnica della mise en abyme viene presentata โ€œuna storia nella storiaโ€, avanguardia di un effetto Droste sintomo della genialitร  di un vero artista.

di Luca Torzolini

Siamo angeli caduti che han preferito cadere
pur di sputare sulla propria dignitร  artistica.

Italia, Altrove 3 Ottobre 1990

Arthur รจ un bambino piccolo che ama le favole e lo zucchero filato.

- Arthur! Arthur! - fece la mamma - Vai subito dentro lโ€™armadio e chiudi la porta che il papร  รจ ubriaco! -
Arthur entrรฒ nellโ€™armadio, chiuse la porta e tornรฒ nel suo mondo.
Vide cose mai viste, scoprรฌ lโ€™arte e disse a se stesso: - Pubblicherรฒ una rivista un giorno. Si chiamerร  Re-volver -
La mamma urlรฒ. Il papร  pure. Arthur uscรฌ dalla porta dellโ€™armadio e vide tutto.

Italia, Altrove 20 maggio 2008

Il suono del frustino era un tuono nel silenzio, il bacio di un rospo verso la farfalla. Un bacio cannibale.

Il cocchiere sembrava il tizio di Taxi driver, ma senza tizio. Etereo, silenzioso come un luogo pieno di rumori ma senza nessuno che puรฒ sentirli.
(Lo concepii bene, lo scrissi meglio).
Meccanico e vacuo, come un semaforo.
Nella carrozza due feti portati in braccio da Lucien, la bambola bambina. Con lei cโ€™ero io, il fantasmagorico cronista di Re-volver, un free press. Il free press.
Passando attraverso la palude, osservavo i castelli di sabbie mobili che ingurgitavano ignari bambini, gli alberi capovolti che avevano radici nelle nuvole e si muovevano a seconda del vento e le brume senza cose che solo durante l'eclissi mostravano la loro ombra: l'oggetto che delineava i propri contorni. Contorni che confutavano lโ€™oggetto, SPESSO.
Lucien accarezzando le viscide melme disse - Sicuro di voler fare unโ€™intervista al nostro signore? Lui riceve a stento qualcuno e, seppure sia apertissimo verso ogni possibilitร , la sua immensa cultura ed eterogeneitร  nel linguaggio fa desistere chiunque dalla comprensione delle sue parole. Unโ€™intervista addirittura... tsรจ, impossibile! -
La guardai con lo sguardo di sguincio dell'eroe, alla Klaus Kinski, uno sguardo fantasma. Sรฌ, proprio cosรฌ.
Il castello si materializzรฒ all'orizzonte, in un jump-cut studiato e poco ortodosso. Pensai ad A Bout de Souffle e decisi di scendere dal mezzo. Il cocchiere fece per salutarmi, ma penso fraintesi, il suo doveva essere piรน precisamente un addio. Se ne andรฒ.
Solo. Sulla porta il batacchio pesante delle classiche storie horrorโ€ฆ mi ha fatto sempre un effetto misantropo, del tipo โ€œnon mi rompete i coglioni sennรฒ... โ€ sennรฒ basta, non mi va neanche di continuare: le spiegazioni mi stanno sul cazzo. Bastien cacciรฒ le Camel. Senza filtro. Ah, Bastien รจ il mio apprendista, di solito รจ poco calcolato.
Al secondo sbuffo, che acrobaticamente cercรฒ di assomigliare al salto di un delfino, il maggiordomo giapponese aprรฌ. Senza parole mi fece capire la necessitร  di togliere le scarpe. Il pavimento era freddo e relativamente fluido, mi sembrรฒ di mettere i piedi nella sabbia le sere d'estate, ma senza piedi.
Il pinguino credeva l'avrei seguito, ma tendo naturalmente a non assoggettarmi a nessuno. Soprattutto a Nessuno, cioรจ Tutti. Visitai il maniero in lungo, largo e 4ยฐdimensione. Affacciandomi alla porta di una specie di ripostiglio, con relativa etichetta "Non aprite", trovai un Cuore rattoppato. Preso da un istinto malvagio stritolai il cuore, lo calpestai e poi inventai un senso di colpa derivante dai miei genitori. Mi avevano educato male.
Un grido discreto scese giรน per le scale e si soffermรฒ sulla porta, senza entrare.
- Toc, toc! - disse l'urlo.
- Avanti! - risposi.
- Aaaaaah!!!!!!! -
Corsi fino a che la milza non mi uscรฌ dalle orecchie, seguendo le frecce sul muro. Mi ritrovai sul tetto: c'era un cesso. Il mio sogno, un cesso sul tetto.
Durante la cagata pensai a come cazzo aveva fatto Stallone a scrivere Rocky, una sceneggiatura geniale per fare soldi a palate. Pensai ai conigli sit-com di David Lynch e al cavallo che Nietzsche abbracciรฒ in uno slancio umano che sottolineava la disumanitร  dell'uomo. E pensai a Lauraโ€ฆ mmmh, si! Allโ€™Aura.
Sbadatamente tirai l'acqua. Me ne accorsi.
Non pulendomi il culo, lascia lโ€™autografo dellโ€™orifizio sul candore delle mutande e mi diressi verso l'uscita. Sbagliai strada e mi ritrovai nella sala del tesoro. Me ne accorsi perchรฉ c'era il tesoro. Svaligiai tutto, riempiendo le tasche del mio eskimo. Sรฌ, adoro quella canzone di Guccini. E De Andrรฉ. E ogni singola digressione nata per libera associazione da una semplice parola.
Grasso di refurtiva mi accinsi a uscire con fredda e calcolata eleganza. Il maggiordomo mi squadrรฒ da capo a piedi, ma non trovรฒ nulla. Non c'รจ niente piรน nascosto dell'evidenza.
Il cocchiere era lรฌ e c'era anche Lucien, la direttrice di Re-volver. Le dissi - Che belle gambe hai, a che ora aprono?! -.
- Una battuta anni '70 riciclata, a zampe d'elefante. Piuttosto, hai fatto l'intervista? - fece lei, serrando le gambe a moโ€™ di portone blindato.
Bastien sbucรฒ dalla palude, senza un braccio ma con un atomo dโ€™idrogeno in piรน. Porse il foglio.

Intervista ad Artur Mc Arte

Tu cosa vuoi da noi?
Voglio unโ€™estinzione elegante.
Puoi curarci?
Sono la malattia e la cura di chi si occupa di me.
Sei immortale?
โ€œTu lโ€™hai detto!โ€
Esisti veramente?
Posso esistere solo se tu mi dai un cuore, o cosรฌ disse lโ€™uomo di latta nel film di Fleming.
Qual รจ la cosa piรน importante per te?
Io.
Dimmi qual รจ la domanda cui non si puรฒ rispondere.
TU, esisti veramente?